Dottor Vittorini, buongiorno e grazie di essere qui.
Buongiorno a lei e grazie per l’invito.
Allora, parliamo di rimodellamento del corpo, affrontandolo dal tema e dall’aspetto delle nuove generazioni. Cosa ci può dire?
Dunque, le nuove generazioni sono molto attente — basta vedere e seguire i social — all’aspetto estetico, forse anche in maniera esagerata, non sempre reale.
Le nuove generazioni cercano un’immagine che forse non è neanche quella più vera: è un’immagine ideale.
Un’immagine ideale che però neanche noi chirurghi plastici possiamo dare o offrire a questi ragazzi.
Io quello che consiglio sempre, quando un ragazzo o una ragazza viene da me, è di partire da un aspetto più introspettivo: capire dove sta l’errore, dov’è il disagio.
Perché se una ragazza di vent’anni va dal chirurgo plastico lamentando un problema o un disagio, questo generalmente riguarda il seno, la parte centrale del corpo o gli arti inferiori, dove si accumulano — già a partire da quell’età — depositi di grasso.
Grasso legato soprattutto a una cattiva alimentazione, ricca di grassi idrogenati, merendine, zuccheri semplici e raffinati, che alterano il metabolismo, soprattutto nella donna.
Nel corpo femminile, infatti, a causa del quadro ormonale estrogenico e progestinico, si può instaurare un deficit proprio nelle regioni di accumulo del grasso.
Quindi cosa dice a una ragazza che si rivolge a lei con questo tipo di disagio?
Quando una ragazza viene da me e mi dice:
“Doc, non amo più le mie gambe, le mie cosce. Mi sento disallineata, non mi riconosco più allo specchio. Io allo specchio vedo una me, ma non la conosco. Poi mi faccio il filtro e là mi vedo ok.”
Questo è terribile, no? È un disallineamento tra percezione e realtà.
Allora io parto da lì e dico: “Sì, dobbiamo riallinearti, ma deve partire tutto da te, dalla tua coscienza. Devi iniziare a fare un’alimentazione corretta, eliminare il cibo spazzatura, iniziare a fare un minimo di attività fisica, perdere un po’ di peso. Poi, eventualmente, possiamo arrivare a una chirurgia.”
Una chirurgia che deve essere, tra virgolette, terapeutica: nel senso che, asportando e rimodellando quelle regioni, ti deve riportare a un riallineamento tra testa, cuore, anima e visione di te stessa.
Questo è, per me, il senso della chirurgia plastica: non l’esasperazione della forma o dei volumi, ma una chirurgia tailor made, fatta su misura, personalizzata sulla problematica della persona.
Quindi si va ben oltre l’aspetto fisico…
Esatto. Parliamo anche di un’analisi e di un’attenzione all’aspetto psicologico, che è fondamentale.
Noi operiamo pazienti che sono equilibrati.
Se un paziente è disequilibrato dal punto di vista mentale, lo mandiamo dallo psicologo, lo affidiamo a un’altra figura professionale.
Non possiamo prendercene cura noi, perché altrimenti anche dopo la chirurgia vedrà sempre gli stessi problemi.
Negli ultimi anni si è abbassata molto l’età di chi si avvicina alla chirurgia plastica. È così?
Sì, è vero. Gli studi lo confermano.
L’avvicinamento alla chirurgia plastica avviene sempre più in giovane età.
Questo è dovuto soprattutto al mondo dei social, che porta a una certa devianza.
Non è corretto, non è sano.
Quando mi arriva un paziente di 20 o 22 anni, cerco sempre di “tenerlo buono”, di assisterlo, di farlo riflettere ancora qualche anno — a meno che non ci sia un vero difetto che condiziona negativamente la vita:
un naso molto grande, delle culotte de cheval marcate, cose che davvero pesano sulla quotidianità.
In quel caso sì, si può intervenire per curare.
Un consiglio, quindi, a questi giovani ragazzi e ragazze?
Il consiglio è di piacersi, di volersi bene, di avere meno l’obiettivo della perfezione e dell’omologazione.
Ogni persona deve essere bella nella propria unicità: quella è la luce vera che ogni corpo emana.
Grazie mille.
Prego.

